La parola a Luca Fabbiani, titolare Transport Service Italia
Numerose le aziende di trasporto che hanno accolto con entusiasmo l’invito di Prometeon e che hanno avuto in Turchia l’opportunità di apprezzare dal vivo la forza e la visione del brand, ma anche di visitare il luogo in cui vedono la luce quei pneumatici così importanti per il business di chi sulla strada si gioca tutto. Lungi dall’essere un semplice, necessario collegamento tra veicolo e asfalto, le gomme rilevano massimamente ai fini del TCO, con tutte le loro implicazioni in termini di risparmio di carburante e di sicurezza. Occhi attenti dunque quelli di Luca Fabbiani, classe 1981, CEO della brianzola Transport Service Italia, giovane imprenditore la cui serietà e competenza pare strettamente legata, come succede nei migliori dei casi, al rispetto per un’attività creata dal proprio genitore con l’impegno di una vita.
Luca Fabbiani, iniziamo dal principio? Come nasce la Transport Service Italia?
L’azienda è stata fondata da mio padre Rolando nel 1984. Oggi la sede è a Cogliate e gestiamo l’attività anche con il supporto del nostro magazzino di Turate, nel comasco. Ci occupiamo di trasporti nazionali e internazionali, raggiungendo con le nostre tratte Francia, Spagna, Belgio, Lussemburgo, Svizzera e Germania. Il nostro core business sono i trasporti industriali, quindi movimentiamo macchinari, automotive e acciaio. Ci occupiamo anche di intermodale, per il momento solo all’interno del territorio nazionale, trazionando per Move Intermodal e Ewals Cargo Care. Come è cominciata l’avventura? Papà è partito con due piccoli furgoni e oggi mettiamo su strada un parco macchine di 100 targhe. E pensare che lui aveva iniziato a lavorare in banca, per poi preferire alla comodità della scrivania la sfida di aprire una società. Oggi è in pensione ma naturalmente, come chiunque abbia creato un’attività dal nulla, continua a lavorare attivamente in azienda: i papà non arretrano mai di un centimetro, e devo ammettere: per fortuna che c’è lui, altrimenti non sarei stato qui (non chiediamo se intenda dire “in trasferta”, oppure se sia una considerazione esistenziale, ma crediamo valga per entrambe n.d.r.).
E lei invece in che anno è entrato in azienda?
Ufficialmente appena compiuti 18 anni, ma ho sempre “mangiato” pane e camion, fin da bambino. Per me non esisteva l’oratorio, esisteva il magazzino della Transport Service. Mentre lavoravo mi sono laureato in lingue e devo dire che questo non mi ha messo, per così dire, al riparo dalla gavetta: ho conseguito le patenti, e per cinque anni ho viaggiato attraverso l’Europa guidando i nostri camion. In seguito sono passato in ufficio, per avere l’opportunità di conoscere sempre meglio le dinamiche aziendali. Oggi sono il direttore generale.
Com’è costituito il vostro parco?
Abbiamo trattori e semirimorchi, tutti telonati centinati, ma anche porta container per l’intermodale. E poi motrici, sempre telonate, con sponda idraulica. Marchi di riferimento? Abbiamo iniziato ad acquistare Ford Trucks, ma abbiamo anche molti Volvo, Renault e DAF; per il trainato scegliamo Kögel e Krone, e abbiamo appena concluso un ordine di 10 semirimorchi Meta Breva. Siamo molto attenti alla qualità dei nostri veicoli: sostituiamo i mezzi ogni cinque anni e il parco è tutto Euro 6.
Ci racconta com’è nato e come si è sviluppato il rapporto con Prometeon?
La collaborazione con Prometeon risale alla loro nascita, nel 2017. Avevo già un ottimo rapporto con Simone Marsico, oggi Managing Director Italia, e l’ho seguito dopo lo spin-off. Da allora abbiamo sempre collaborato e abbiamo intenzione di continuare a farlo, perché Prometeon offre un ottimo servizio. Il prodotto è sempre reperibile, quale che sia la richiesta, e non è scontato in questo momento storico che sia così. Oggi l’80 per cento del nostro parco gomme è Prometeon, ma stiamo via via convertendo l’intera flotta, e il merito è, oltre che del post vendita, anche della nuova Serie 02, molto adatta alla nostra tipologia di lavoro, soprattutto sull’estero. È un pneumatico che riesce a garantirci un ottimo range chilometrico – siamo riusciti a raggiungere il nostro step di resa, che è di 180.000 chilometri per i semirimorchi – d’altra parte siamo stati tra i primi a montare il prodotto in fase di test. Passeremo anche alla gestione digitale offerta da Prometeon, per il momento ce ne occupiamo noi effettuando check ogni tre mesi, fondamentali per il nostro lavoro che ci vede valicare spesso le Alpi: all’estero non si scherza, bisogna essere al 100 per cento, perché al minimo parametro non allineato fioccano le multe. Quindi un grande sì a Prometeon, per qualità-prezzo, resa chilometrica, e robustezza, fondamentale perché se manca e l’autista sbaglia la manovra, il pneumatico scoppia.
Quindi con le gomme tutto a posto. Quali sono invece i temi caldi per la sua azienda e più in generale, dal suo punto di vista, le problematiche del settore?
Una tra tutte: la reperibilità degli autisti. Oggi alla nostra azienda ne mancano cinque all’appello e siamo fortunati, perché il panorama, e non solo quello nazionale, è sconfortante. Abbiamo anche istituito una scuola guida interna per avviare i giovani alla professione, ma il problema è che manca in loro la scintilla, il desiderio di imparare e di costruirsi un futuro. E sa perché? Perché lo Stato ha dato troppi sussidi: se un ragazzo stando a casa percepisce comunque un’entrata, perché deve andare a lavorare? Credo che il reddito di cittadinanza abbia rovinato l’Italia. Un esempio tra tutti: abbiamo provato ad inserire un ragazzo nella gestione del traffico, e subito mi ha chiesto: “Ma davvero devo stare seduto otto ore?” Ed è rimasto a casa. Lo ripeto, è un problema di sussidi. Ha visto quanto personale c’era negli alberghi qui in Turchia?
Lei ha trascorso cinque anni sul camion, converrà che non si tratta solo di questo, ma anche di condizioni di lavoro non sempre da albergo a cinque stelle.
Non sono d’accordo. Certo, ho visto le difficoltà, in quale lavoro non ce ne sono, ma la tecnologia dei nuovi mezzi ha messo gli autisti in condizione di operare in modo confortevole. Personalmente non ho mai riscontrato tutta questa fatica che si racconta. Anche sul tema dei tempi di attesa, noi lavoriamo con l’estero e lì le piattaforme logistiche sono meglio organizzate. Certamente la GDO ha problematiche differenti, ma noi abbiamo scelto di non occuparcene, e piuttosto rinunciamo al viaggio. E i nostri stipendi, le anticipo la domanda, partono da 2.600. Mi spiega lei dove sta il problema per un ragazzo di vent’anni che si sta affacciando al mondo del lavoro?