Nicola Gavasso (a sinistra) insieme a Marco Prendin

Scandipadova: la differenza tra sapere quello che fai e fare quello che sai

21 Marzo 2025
5 mins read

È stato Nicola Gavasso, classe 1980, fondatore e titolare di Lattoneria Veneta, a darci l’ispirazione per un titolo che spiega molto bene l’importanza non solo di svolgere il proprio lavoro in modo professionale, ma anche di assumersi la responsabilità delle proprie scelte. Perché il suo, per come l’abbiamo conosciuto durante una lunga intervista nel corso della quale abbiamo spaziato dai camion all’edilizia, dalle gru ai droni, è uno sguardo che si appoggia volentieri su tutto ciò che solletica il suo interesse, ma sempre in modo coscienzioso e preciso. Un approccio che l’ha guidato, ovviamente, nell’acquisto di cui in queste pagine raccontiamo genesi e sviluppo, quello di uno Scania Super XT con gru Effer retrocabina, da lui stesso configurato nei dettagli, poi perfezionati insieme al team di Scandipadova, che ha fornito la motrice, e Brennero Gru, che si è occupata dell’allestimento

“Lattoneria Veneta – inizia a raccontarci Nicola – nasce nell’ottobre 2015 dalla mia volontà di riuscire a dare al cliente non una spesa ma un investimento. Così spesso purtroppo non succede: sono tante le imprese che eseguono i lavori senza avere un’esatta idea del percorso corretto da fare per centrare l’obiettivo. È la differenza tra sapere quello che fai e fare quello che sai. Nella mia vita ho svolto diversi lavori, mi sono occupato di meccanica di precisione e il periodo dai 19 ai 27 anni l’ho trascorso al volante di un camion, ma non era la strada giusta. Sognavo di costruire, di essere creativo. Così ho scelto di entrare in edilizia, sì, proprio perché da piccolo amavo giocare con i Lego: ero animato, e lo sono tuttora, dal pensiero che qualcuno prima o poi possa ammirare il mio lavoro”. 

Lattoneria Veneta, che vede la sorella Gaia affiancare Nicola al “comando” – a lei è affidata la parte amministrativa – di un team di 12 dipendenti, esegue facciate e coperture in legno e metalli, sia per il settore pubblico che per quello privato, realizzando opere che sintetizzano un alto livello di artigianalità e tecnologia. “Non è solo – precisa Nicola – un lavoro estetico, i nostri manufatti devono anche svolgere una funzione molto importante, e cioè isolare gli edifici: la natura è implacabile e punisce anche il minimo errore”. Nicola si occupa della progettazione, dello sviluppo dell’idea e della sua messa a terra: naturalmente, oltre all’esperienza, c’è alla base da parte sua un’attività di intenso studio, relativo soprattutto all’ingegneria e alla chimica dei prodotti utilizzati. Lo anticipavamo, al nostro piace approfondire e verificare per tempo la bontà delle sue scelte in autonomia: lo stesso esatto approccio che ha avuto quando ha calcolato che fosse arrivato il momento giusto per portarsi in casa lo strumento del suo mestiere, una motrice con gru, quando fino allo scorso autunno contava solo sulla sua piattaforma aerea, appoggiandosi ad aziende esterne per le operazioni più complesse.

“Lo sapevo, era una spesa importante – chiarisce Gavasso – e come per tutte le spese ho preparato un progetto relativo al loro rientro sulla base dell’impiego e della redditività del mezzo. Ho scelto Scania non solo per la potenza – è equipaggiato con il nuovo motore SUPER a 6 cilindri da 500 cavalli – e per il suo telaio robusto, ma soprattutto perché sapevo di poter personalizzare ogni dettaglio. Oggi questa macchina svolge il 90 per cento dei nostri lavori: era fondamentale poter contare su un veicolo estremamente affidabile, e so che Scania su questo non ha mai sbagliato un colpo”.

“Prima ancora di sederci al tavolo per decidere le specifiche del veicolo – conferma Marco Prendin, Consulente Commerciale Scandipadova per la provincia di Vicenza – Nicola aveva già configurato il mezzo in tutti i suoi dettagli. Li abbiamo rivisti insieme definendo la distribuzione dei pesi, gli assali e anche la configurazione della cabina. Bisognava tenere conto non solo del peso della gru, che lavora a 360 gradi, assicurando il 100 per cento della portata in ogni direzione, ma anche della volontà del cliente di disporre alla fine di un mezzo ben manovrabile, capace di muoversi agilmente non solo in cantiere, ma anche su strada. Il telaio Scania può arrivare a 10 ton full pneumatico: qui nonostante la mole della gru retrocabina non è stata necessaria la maggiorazione massima, e gli assali sono tutti da 9 ton, perché gli stabilizzatori ad X della gru riescono a gestire bene il peso senza sovraccaricare il telaio. Il risultato è anche una tara che ci ha quasi stupito: da libretto, pur con una gru e un telaio così importanti, restano quasi 80 quintali. Anche la scelta dello sterzo elettroidraulico e della mezza cabina, che regala più comfort e spazio all’autista senza essere ‘attaccata’ alla gru come quella giornaliera, ma anzi bilanciandone bene il peso, incrementano la maneggevolezza del mezzo: quando si carica troppo peso vicino alla cabina il raggio di sterzata aumenta”. “Abbiamo curato nel dettaglio – aggiunge Nicola Gavasso – anche specchi, tutti regolabili elettronicamente, e luci, per disporre di un occhio di bue che illumini a giorno la superficie di azione, soprattutto nei cantieri: nella mia esperienza lavorativa come camionista mi sono trovato tante volte da solo a fare manovra, e avere un’ottima visibilità, ve lo assicuro, fa la differenza”.

La gru scelta da Nicola è una Effer 685 V-STAB, con gli stabilizzatori, cioè, che si aprono a V; lavora al 100 per cento della sua potenza a 360 gradi e ha uno sbraccio orizzontale di 30 metri con portata orizzontale di 760 kg. È una 6 più 6: 6 sfili sul braccio principale e 6 sul jib heavy duty. “Non mi aspettavo – commenta Nicola – che con una mole così importante la gru potesse essere tanto pratica, maneggevole e precisa”. “Per l’allestimento – aggiunge Prendin – abbiamo collaborato con Brennero Gru di Cavaion Veronese, il ‘master dealer’ del Nord Italia per quanto riguarda Effer e tutto il gruppo Hiab. Del progetto si è occupato insieme a noi Mattia Perbellini, persona disponibile, preparata che ci ha fornito la quinta e la sesta mano per cucire questo vestito sartoriale”.

Che vita fa adesso questo mezzo? “Quello per cui è nato – risponde il suo proprietario – trasportare materiale, posizionarlo e toglierlo, e mandare in altezza le persone in tutta sicurezza. Sono certo di aver scelto il meglio”. Non sta a noi dargli ragione o torto, certo è che le decisioni studiate e motivate hanno più speranza di successo di quelle prese senza un’accurata riflessione. “Lo studio per me – ammette Gavasso – è una passione: anche con i droni, per scherzo ho frequentato un corso, ho intercettato le potenzialità di questo strumento e oggi sono pilota professionista. Per ora li utilizziamo per i rilievi tridimensionali, ma le applicazioni sono infinite, anche in campo di protezione civile: mi piace diversificare il lavoro, conoscere la materia e dotarmi di tutte le attrezzature idonee” precisa, mentre ci mostra una serie di giocattoli volanti che hanno l’aria di essere in tutto e per tutto dei mini elicotteri. 

Lattoneria Veneta guarda già al futuro, pensando, insieme a Scandipadova, all’opportunità di dotarsi presto di un mezzo analogo a quello appena acquistato, anche se più compatto e dunque ancora più maneggevole, per il centro città. “È un lavoro complesso – conclude Nicola – ed è anche difficile incontrare giovani che siano intenzionati ad iniziare questo percorso: la prospettiva è quella di un’attività all’aperto, spesso scomoda, sicuramente faticosa, e certe volte anche pericolosa: lavoriamo sempre in quota su superfici ghiacciate d’inverno e bollenti d’estate. Ci vuole tanta pazienza per sviluppare manualità: servono almeno dieci anni per diventare un lattoniere esperto. La nostra però è una passione e una missione, che vorremmo anche vedere riconosciuta a livello normativo. Tutti convogliamo nelle nostre case i risparmi di una vita, affidandoli però spesso a imprese che non hanno neanche la certezza di essere in grado di portare a termine il lavoro. Nel nostro settore, a differenza di quanto avviene con molti altri artigiani, penso agli elettricisti o agli idraulici, non c’è certificazione o formazione obbligatoria, chiunque può svolgere il mestiere: questo è qualcosa che deve cambiare”. Ecco, su questo invece non abbiamo dubbi: Nicola Gavasso ha sicuramente ragione.

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