Intervista esclusiva a Edouard Savelli, amministratore delegato Renault Trucks Italia
Nel quartier generale di Renault Trucks Italia, a Pero, alle porte di Milano, luogo del cuore per la Losanga italiana, anche a pochi giorni dal Natale regna un assoluto silenzio, e tutto il team è in postazione, concentrato sugli obiettivi. Il nostro ospite è l’amministratore delegato Edouard Savelli, che andiamo a trovare proprio all’indomani della serata organizzata per i festeggiamenti di fine anno insieme alla stampa. Dai brindisi e dalle risate lui e il suo team sono rientrati nelle loro vesti ufficiali certo, ma il manager francese ha dalla sua quell’equilibrato savoir faire tra simpatia e professionalità adatto ad ogni contesto. E noi ci sentiamo un po’ a casa e partiamo con le domande.
Edouard Savelli, come è stato il 2024 di Renault Trucks Italia?
Complesso. Avevamo diverse linee guida: aumentare la quota di mercato, intensificare la nostra presenza nel segmento dei leggeri, continuare a dare il nostro contributo all’elettrificazione del settore, e accelerare sulla qualità del servizio. Andando con ordine, non possiamo dire di essere pienamente soddisfatti della nostra performance in termini di vendite, e quindi stiamo oggi rivedendo tutti i passaggi necessari per raggiungere il nostro obiettivo. Che non è una specifica quota numerica. Semplicemente intendiamo salire sul podio, quindi essere tra i primi tre importatori. Quanto agli altri temi, abbiamo avuto un ottimo anno. I nuovi Master e Trafic hanno spinto molto la nostra penetrazione nel segmento dei leggeri, supportati da una rete che ha compreso la nostra strategia e si è mossa di conseguenza. Anche nel segmento construction, per il quale abbiamo uno dei migliori prodotti del mercato, abbiamo performato in modo eccellente aumentando la nostra quota ad oltre il 5 per cento. Da ultimo abbiamo sviluppato un’offerta completa di servizi, soprattutto sui contratti di manutenzione.
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Quali sono state le linee guida che hanno accompagnato il complesso delle vostre attività nei confronti dei vostri dealer e dei vostri clienti?
Nel 2024 è stato centrale per noi rilanciare la collaborazione tra il brand e il network, e tra le altre iniziative abbiamo inaugurato un nuovo programma, che si chiama “100% insieme”. È un progetto teso alla costruzione di un unico gruppo di lavoro su diversi temi, per lavorare fianco a fianco – tutti: azienda, concessionari, e officine – durante l’anno, capire meglio il mercato ed essere così più agili nella costruzione delle nostre tattiche. Attenzione, non delle strategie, che hanno un arco temporale di messa a punto più lungo, ma proprio le azioni veloci, le reazioni immediate alle esigenze dei clienti. Nei confronti dei quali, per promuovere la cultura elettrica, abbiamo organizzato qui in sede a partire dal mese di ottobre gli E-Tech Days, giornate in cui la squadra si è messa a disposizione dei singoli clienti, con slot dedicati, per far provare i nostri veicoli elettrici.
Ma soprattutto per spiegarli, studiarli insieme, utilizzando linguaggi diversi, a più livelli, perché i messaggi che interessano al titolare, al responsabile della flotta e all’autista sono necessariamente differenti. E’ stato gratificante vedere che i clienti capivano che non ci stavamo mettendo a loro disposizione per avere qualcosa in cambio, per vendere, ma che il nostro intento era principalmente quello di raccontare loro e capire insieme come il mondo sta cambiando, quali sono le diverse offerte in gamma, quali le possibilità in termini di infrastrutture. E poi salire a bordo e testare i veicoli per verificare che il prodotto funziona ed è valido. Non abbiamo fatto nulla che non sia allineato al nostro DNA: è il consueto caloroso approccio di Renault Trucks, utile più che mai in questo percorso di transizione in cui spesso le aziende si sentono confuse e inermi. Abbiamo voluto ribadire ancora una volta che Renault Trucks è al fianco dei trasportatori.
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Rimanendo sul network, ci saranno aperture di nuovi dealer nel 2025?
Al momento non ne abbiamo in vista. Quello che intendiamo invece fare è incoraggiare i nostri concessionari a incrementare i loro punti di servizio nel territorio di competenza: un camion può avere anche un’officina a 45 minuti, i leggeri no, richiedono un intervento più tempestivo. Naturale poi che dall’incremento del network di assistenza beneficeranno anche i mezzi pesanti.
Quale sarà il vostro focus 2025 sulla transizione?
Continuiamo a credere fortemente nella svolta elettrica, ma siamo convinti che sia necessario oggi più che mai investire in questa attività solo il giusto livello di energia. Non possiamo concentrare sulla transizione alle zero emissioni tutti i nostri sforzi. Continuiamo ad essere presenti con la nostra tecnologia, ormai collaudata. Parallelamente continuiamo a lavorare l’offerta del prodotto a gasolio per proporre al mercato veicoli confortevoli, dai ridotti consumi di carburante e sicuri. Il motore De13 con tecnologia Turbo Compound riconosciuto unanimemente come campione di risparmio, e negli ultimi test EuroNCAP il nostro T ha riportato quattro stelle: ne siamo orgogliosi perché oggi è difficile fare la differenza con il prodotto camion, tutti difendiamo i nostri punti di forza, e poter dire che un’associazione indipendente ha attestato il nostro eccellente standard di sicurezza è per noi un ottimo risultato. Che poi deriva direttamente dall’alto livello qualitativo dei nostri veicoli, valutato positivamente dai clienti attraverso la cartina di Tornasole dell’uptime, il parametro per loro più importante.
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Quali sono state le maggiori difficoltà che avete raccolto dai vostri clienti nell’esercizio della loro attività, e come i vostri prodotti e servizi li hanno aiutati a gestire meglio le loro problematiche?
Il nostro lavoro è supportare i nostri clienti, non solo le grandi flotte, ma soprattutto i famosi ‘one man band’, padroncini o titolari di piccoli parchi che devono occuparsi di tutto. Sono persone che investono centinaia di migliaia di euro nei loro mezzi, li mettono in mano agli autisti e li spediscono in strada: come possono stare tranquilli? La loro attività è talmente complessa e stressante che dovrebbero costantemente studiare soluzioni differenti, essere proattivi, ma la maggior parte di loro non ha né il tempo né le energie. Per questo ci siamo noi, con il migliore prodotto – certo la qualità è importantissima – e il migliore servizio di assistenza 24/7. Ma ancora non basta, bisogna anche aiutare questi imprenditori a gestire i dati, in modo che sappiano con assoluta certezza quali sono gli intervalli safe per viaggiare, e quando invece è opportuno procedere ad una riparazione prima che si trasformi in un ritardo su strada. E poi ci sono gli autisti, che vogliamo rendere felici con il comfort delle nostre cabine, e che vogliamo invogliare ad utilizzare i dispositivi di assistenza alla guida pensati esclusivamente per la loro sicurezza e per quella dell’ambiente circostante.
Come prevede che il mercato dei veicoli industriali possa evolversi nel 2025?
All’inizio dello scorso anno c’era lo stesso timore che sta accompagnando il debutto del 2025, e com’è finita? Che i numeri del 2024 sono stati in tutto e per tutto simili a quelli del 2023. L’Italia in termini di economia è in una situazione migliore di altri Paesi europei, lo si evince da vari indicatori, tra cui sicuramente molto significativo è il tasso di disoccupazione. Inoltre è un mercato più locale rispetto ad altri, Francia, Spagna, e quindi risente meno di ciò che succede all’estero. Non dico che non ci sia incertezza, i trasportatori non investono in modo sereno, ed è anche questo il motivo del trend in ascesa del noleggio: non per i servizi che offre, ma per la sua flessibilità. Ormai un terzo dei veicoli sono a noleggio, ma dal mio punto di vista è una bolla pericolosa. In conclusione, credo che il mercato 2025 sarà rilassato, ma non scenderà a – 10, -15 per cento, come hanno sentenziato alcuni analisti.
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Quali sono le urgenze da affrontare politicamente per migliorare la competitività delle aziende di trasporto nazionali?
La prima, che chiamerei non urgenza ma emergenza, è la mancanza di autisti, perché se non si trova il modo di gestire con efficacia il ricambio generazionale è a repentaglio il futuro stesso del trasporto. Dobbiamo lavorare tutti insieme, e ancora una volta l’iniziativa locale che vedo qui in Italia ha molto senso, nella collaborazione tra aziende, istituzioni e scuole. E poi c’è il problema della transizione, con il push back degli ultimi mesi che non aiuterà l’Italia nel prossimo futuro. Il calendario è sicuramente da rivedere, ma bisogna essere tutti allineati, Stati nazionali e Governo centrale europeo: essere tutti d’accordo e trovare insieme le soluzioni migliori per andare lì dove ci hanno chiesto di portare il settore. Un posto verso il quale ha senso continuare a camminare.