Iaconi, Lamberet: temperatura controllata chiama innovazione

È ormai una considerazione ricorrente, un paradigma usato da tutti i fornitori per raccontare il loro rapporto con i clienti: “Per loro siamo dei consulenti”. Eppure se per verificare la veridicità di questa affermazione consideriamo i fatti, gli strumenti effettivamente messi in campo per dare un significato reale a una definizione tanto lusinghiera, entrando in casa Lamberet di motivazioni ne troviamo più d’una. L’allestitore francese non è solo un produttore di soluzioni per il trasporto di merci in temperatura controllata, ma da sempre tende la mano alle aziende, oggi per incamminarsi insieme sulla strada che porta alla sostenibilità e alla competitività.

Ismaele Iaconi, come sta affrontando la vostra azienda questo passaggio storico in cui è ormai chiaro che senza innovazione si perde la partita?

Ci sentiamo giocatori con le carte giuste in mano. Ben prima dell’input della 4.0 Lamberet aveva ben chiara la centralità dei concetti di innovazione, interconnessione tra processi aziendali, risorse umane e veicoli. Con le norme di Industria 4.0 sul tavolo ci siamo attivati per comprendere a fondo quale potesse essere il perimetro interessante per noi e per i nostri clienti, e nel sondare i vari interlocutori di gestione aziendale, abbiamo trovato in Fidens il partner giusto per una triangolazione virtuosa: loro, noi e i nostri clienti. 

Quindi le aziende di trasporto stanno rispondendo presente alla chiamata? Perché esserci significa investire…

Precisiamo che soprattutto nel settore del freddo esiste una forte spinta anche da parte della committenza, che ad un certo punto ha iniziato a chiedere a trasportatori e logistici di poter accedere ad informazioni puntuali e certificate. Non tutte le aziende hanno risposto, perché a livello di retaggio culturale si fa ancora fatica ad investire su temi che sembrano intangibili come quello dell’innovazione, ma questo succede perché non si pianifica bene l’investimento e dunque non se ne colgono i ritorni a medio e lungo termine. La contropartita va ben oltre l’apprezzamento del committente, ma rileva ormai ai fini della sopravvivenza stessa dell’impresa. E trattandosi di un tema così delicato, la scelta degli investimenti giusti e l’eventuale integrazione con il Piano di Transizione 5.0 devono essere guidate nel modo più professionale possibile, per scongiurare errori o rischiare di essere esposti ad una richiesta di storno dei benefici.

L’offerta Lamberet prevede diversi strumenti finanziabili con il nuovo Piano di Transizione 5.0…

Sì, da qualche anno nella nostra offerta sono presenti tutti quegli strumenti, quegli hardware che consentono al cliente di poter gestire e condividere le informazioni grazie ad un collegamento con il loro gestionale aziendale o con altri software. Oggi gli hardware imbarcati sulle unità refrigeranti, una delle componenti del nostro allestimento, consentono connessioni bidirezionali, nonché la condivisione sia con il committente che con l’ufficio traffico dell’azienda stessa dei dati, grazie ad una struttura di sensoristica che abbiamo implementato sulle nostre carrozzerie, che riporta in tema di geolocalizzazione, apertura porte, spegnimento e accensione delle unità refrigeranti, e temperature. Con il marchio Kerstner inoltre abbiamo integrato la nostra applicazione all’interno dell’infotainment di Renault Master, in modo che il cliente possa tenere sotto controllo da un solo dispositivo, quello del veicolo, anche l’allestimento.

Abbiamo parlato fin qui di innovazione: il settore del trasporto a temperatura controllata sembra averne bisogno più di altri…

Abbiamo un parco molto anziano, dei veicoli allestiti per il trasporto del freddo circa 300mila superano i 15 anni: il settore deve per forza rinnovarsi, e penso in particolare al trainato, dove c’è grande attesa nei confronti degli incentivi. Per ora sono le aziende che rispondono ai grandi committenti ad essere le più sensibili all’innovazione, le aziende strutturate, quelle che emettono bilanci ESG, che sono quotate in borsa: queste realtà si stanno dimostrando pronte a capire il ritorno dei loro investimenti e i benefici fiscali. Ma è tempo che anche i piccoli imprenditori comprendano che devono, nel loro piccolo, fare lo stesso, e non perdere un’importante occasione di crescita, se non, come dicevo in apertura, di sopravvivenza.

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