Intervista a Francesco Garuglieri, responsabile Tempo Zero
“Il nome nasce dall’urgenza. Non c’era più tempo, bisognava intervenire per aiutare i nostri clienti ad affrontare il cambiamento in arrivo. Abbiamo voluto prepararci quando ancora in pochi ci pensavano, e mettere le nostre competenze al servizio delle aziende per consentire loro di sviluppare una coscienza sul tema della transizione”. Così Francesco Garuglieri, ideatore e oggi responsabile della business unit ideata dal gruppo Toscandia per affiancare le aziende di trasporto nel cammino verso una sostenibilità che non solo sia declinata sui parametri ESG, ma che possa anche essere economicamente condotta al meglio, ci spiega il nome “Tempo Zero”.
Francesco Garuglieri, l’ecosistema dei trasporti, fra committenti di servizi, trasportatori e richieste di sostenibilità, è complesso. Tempo Zero può essere l’aiuto che semplifica i rapporti e le esigenze fra le due parti?
Sicuramente il nostro è un approccio che va dritto, in modo pratico, al cuore della questione. Entriamo nelle aziende per capire quale sia lo status quo in materia di sostenibilità, quali gli obiettivi e i margini di ottimizzazione. Molti imprenditori pensano di essere sulla strada giusta, ma bisogna stare attenti a distinguere un piano strutturato da interventi spot su richiesta della committenza. Il nostro intento è dare consapevolezza sui parametri rilevanti, in modo che le società possano farli propri e valutare così non solo l’investimento che le attende, ma anche e soprattutto il suo ritorno. Creare consapevolezza nei trasportatori significa esortarli a passare da una dinamica passiva, in cui si fanno comprare il trasporto, ad una attiva, che li veda protagonisti, in cui siano loro a venderlo: solo in questo modo l’azienda diventa padrona di sé.
È il trasportatore che deve indicare modalità e costi della sua attività, e non eseguire senza discutere ciò che gli viene richiesto: è molto diverso. Anche perché spesso neanche la committenza ha un piano preciso in mente, limitandosi a procedere per tentativi nell’intento di assolvere alla normativa CSRD. È quindi lo specialista del trasporto e della logistica a dover avere le idee chiare per poi essere anche propositivo, magari con contenuti lungimiranti che siano sostenibili non solo dal punto di vista ambientale, ma anche da quello economico. Facciamo un esempio reale: nel momento in cui un’azienda introduce un mezzo green, può essere un elettrico, ma non solo, parliamo anche di HVO, di metano o biometano, è importantissimo contabilizzare le performance al netto delle emissioni inquinanti del trasporto; senza questo, si porta solo slogan non misurati che durano fino a che il trasportatore non trova una concorrenza più preparata sul tema.

Con la proposta Tempo Zero vi rivolgete solo alle grandi aziende, o anche ai piccoli e ai medi trasportatori? Il cambio di mentalità per le imprese non strutturate non è semplice, essendo focalizzate, per questioni di margini, al guadagno immediato più che al lungo termine.
La realtà è che il trasportatore è spinto a determinate scelte dalla sua committenza. Solo che spesso per soddisfare le richieste è costretto ad assottigliare ancora di più i margini, oppure semplicemente non riesce ad evadere la commessa, non valutandone a fondo oltre che i costi anche le opportunità. Toscandia come concessionaria Scania opera in tre regioni nelle quali le aziende superiori a 100 veicoli sono una quindicina e quelle che hanno un parco da 50 a 100 mezzi arrivano forse a 30: la maggioranza dei nostri clienti ha una flotta che va dagli 11 ai 50 veicoli. I nostri clienti principali sono queste imprese che, credendo in un percorso imprenditoriale, decidono di fare investimenti per strutturarsi su questi temi. Questo è il nostro obiettivo, ovvio è che in questa prima fase stiamo lavorando soprattutto con aziende da oltre 50 veicoli: sono state le prime che hanno avuto la necessità di adeguarsi a queste tematiche perché a loro volta hanno committenti più strutturati, si parla di multinazionali o di grandi aziende cementizie e di acciaierie, che sono quindi già sotto la lente di ingrandimento del CSRD. Se è vero che i trasportatori più piccoli hanno meno possibilità di investire in questi temi, c’è anche una loro committenza di piccole industrie e artigiani che lentamente si sta avvicinando a queste tematiche.
Poi c’è anche il problema temporale, perché nelle piccole società spesso il titolare è la stessa persona che guida il camion, lo carica, lo scarica, oppure sostituisce gli autisti quando mancano, tiene i rapporti con i clienti e magari si occupa anche della parte amministrativa; capite perché introdurre un nuovo impegno può spaventare. Tuttavia se a breve (si parla del 2027 n.d.r.) anche le emissioni del trasporto stradale verranno tassate con lo strumento dell’ETS, forse è opportuno che tutti per lo meno abbiano un’idea di quello che sta per succedere per cominciare a prepararsi, e magari mettersi al sicuro in una prospettiva di medio e lungo termine.
Che poi immaginiamo Tempo Zero preveda percorsi più strutturati per aziende di grandi dimensioni, e magari interventi contenuti da cui si può partire per le imprese più piccole?
Sì, quello che noi intendiamo fornire è una struttura minima, ma necessaria, per fare il primo passo. Incominciamo a dare alle aziende un’idea di come funzionino i parametri ESG e a misurare le loro emissioni per valutare insieme magari un veicolo a basso impatto ambientale, oppure un cambio nella tipologia di carburanti per certi clienti o determinate tratte. Tutto sulla base di numeri, di riferimenti che poi, come dicevo, loro possano utilizzare per sviluppare anche una parte commerciale, e farsi così pagare il nuovo servizio a basso impatto ambientale.
Sono comunque risultanze di cui i committenti avranno necessità, prima o poi, per rientrare loro stessi nei parametri di legge. Ad oggi il lavoro più importante che abbiamo realizzato è stato quello per le aziende di trasporto delle cementerie Barbetti di Gubbio: un’azienda di circa 120 macchine; noi abbiamo preparato una mappatura non solo dei veicoli, ma anche di tutte le tratte, per misurare l’intensità del trasporto e capire quali mezzi sono stati fin qui utilizzati in maniera corretta e quali invece hanno avuto una logistica meno efficiente. A quel punto proponiamo una serie di interventi e predisponiamo una misurazione ex post, per dare scientificamente il valore dell’ottimizzazione, in termini di emissioni di CO2 equivalente a chilometro trasportato, e quindi di consumi, e quindi di taglio dei costi.

Quindi i vostri sono prevalentemente strumenti consulenziali?
Sì, ma non solo. Faccio un esempio: stiamo mappando le emissioni delle aziende di raccolta rifiuti per poi fornire loro un dispositivo, si chiama EDO, che parametrato sulle esigenze dei singoli mezzi e delle singole tratte aiuta a ridurre le emissioni, e anche qui, i consumi e di conseguenza i costi. Il settore waste ha margini importanti su questo tema: abbiamo presente tutti l’attività dei mezzi che fanno la raccolta porta a porta. Nel corso delle sei ore di servizio la guida dell’autista invariabilmente cambia, perché dopo una mezza giornata di discesa, carico e risalita sul mezzo, si perde un po’ di attenzione, banalmente anche solo la voglia di cambiare marcia, e alla fine ci si riduce a fare lo sprint tra una fermata e l’altra tutto in prima, a 5.000 giri.
Andando a gestire l’accelerazione e la coppia del veicolo, in modo che esprima il massimo al minimo dei numeri di giri, EDO riduce l’impatto della dinamica di guida. Lo fa limitando le accelerazioni e assegnando un limite ai numeri di giri che possono essere sviluppati in ogni marcia: in questo modo l’utilizzo rimane costante e il risultato è una riduzione dei consumi minima del 10 per cento, ma che arriva fino al 20. È uno strumento che già oggi ci permette di migliorare il trasporto senza necessità di cambiare veicolo o alimentazione. E anche qui si parla solo ed esclusivamente di numeri: la mappatura pre utilizzo messa a confronto con quella del veicolo dotato di EDO ci dà il numero del successo. Attualmente abbiamo 12 progetti sul territorio italiano, ma sono in fase di test altri clienti primari: è un primo passo, poi il settore waste dovrà iniziare seriamente ad inserire anche veicoli elettrici nelle sue flotte.

Da chi è composto il team di Tempo Zero?
Siamo in quattro: oltre a me ci sono tre specialisti di 33, 32 e 28 anni. Il primo è Andrea Ferraresso, è con noi già da quattro anni, e si è occupato dello studio e dello sviluppo del progetto. Lui è una persona molto brillante che si è volentieri assunto il compito di studiare le leggi europee e quelle italiane, per permetterci di tarare i nostri servizi sulla base della normativa. Sono poi arrivati da qualche mese Francesco Marino e Lorenzo Frullini, dottori in economia ambientale e grazie a loro abbiamo iniziato ad occuparci anche di bilanci di sostenibilità. Stiamo predisponendo questo documento anche per Toscandia e vi posso assicurare che un lavoro profondo e meticoloso permette di fare luce su aspetti mai considerati prima, e che le opportunità di miglioramento che si aprono a quel punto possono fare davvero la differenza. Oggi molti istituti di credito si muovono solo sulle risultanze del bilancio di sostenibilità: hanno bisogno di capire qual è il ragionamento a lungo termine, perché investono ormai solo su aziende che hanno un’idea molto chiara di dove stanno andando. Per questo la consapevolezza è fondamentale, specialmente per noi che vendendo veicoli diesel siamo agli occhi della legge una parte del problema: vogliamo e dobbiamo sicuramente essere anche parte della soluzione.
BIO
Nato a Greve in Chianti nel 1965, Francesco Garuglieri ha il trasporto nel sangue. “Mio nonno – Francesco ci spiega – iniziava l’attività negli anni Trenta, poi seguito da mio zio, e da mio padre. Inizialmente ho preso la stessa strada, pure se la mia famiglia non era d’accordo. Nessuno, tranne nonno Federico. Mi ha prestato quanto serviva per comprami il primo Scania, e mi ha accompagnato ogni giorno, quando avevo solo il foglio rosa, per insegnarmi tutto quello che sapeva. Aveva 75 anni allora, ma ancora il fuoco negli occhi quando guidava, e diceva ‘non mi sono ancora tolto la voglia!’. Dopo 12 anni da imprenditore di trasporti, Francesco comincia una nuova sfida con Toscandia spa, che lo porterà a diventare responsabile commerciale Scania nel ’97, del settore public&special nel 2007 e infine responsabile della divisione aziendale Tempo Zero nel 2022. “Ero cliente Toscandia, che conoscevo fin da ragazzo: sono entrato in azienda a 33 anni e ci sono rimasto. Per 26 anni ho svolto ruoli commerciali, finché non ho colto nei miei clienti una grande difficoltà rispetto all’uragano che stava arrivando. Il Covid mi ha dato il tempo di studiare, capire, e una volta rientrati insieme al nostro amministratore delegato Giuseppe Barelli, che ha subito supportato la mia idea, abbiamo creato la divisione Tempo Zero”.