ESG: il vademecum per arrivare pronti all’appuntamento con la sostenibilità

26 Settembre 2024
4 mins read
Roberto e Lisa Scarpa

Intervista a Lisa Scarpa, Sustainability Manager di CST Logistica Trasporti

E così, all’improvviso, vincono davvero i migliori? Difficile prevedere ciò che davvero succederà, ma quello che è certo è che la normativa ESG sta tracciando una linea di demarcazione netta tra chi lavora rispettando le regole e chi non lo fa, mettendo a sistema un diktat di filiera che va nella direzione auspicata da più parti: grandi operatori di trasporto e logistica attenti a procedure interne e impatto esterno del loro business, al lavoro insieme ad una committenza che si troverà presto “costretta” non solo a rispettare le stesse regole, ma soprattutto a preferire nell’assegnazione degli incarichi chi le rispetta. Quasi impossibile improvvisarsi, mentre appare più spianata la strada a chi ha sempre scolpito le strategie aziendali con il punteruolo della legalità e della propensione all’investimento in qualità, intraprendendo passi coerenti, uno dopo l’altro, non per la minaccia della sanzione, ma per la volontà di agire guardando costantemente al futuro. Proprio come CST Logistica Trasporti, azienda fondata da Roberto Scarpa nel 1985, lo stesso anno in cui nasceva la sua primogenita Lisa, oggi attivamente impegnata a fianco del padre nel centrale ruolo di Sustainability Manager.

Lisa Scarpa, si potrebbe affermare che lei e la CST siate state destinate a un futuro congiunto fin dall’inizio: era destino che lei avrebbe collaborato con suo padre alla crescita dell’azienda?

Si, sono cresciuta insieme all’azienda e oggi, a guardare indietro alla scelta di entrare a farne parte attivamente, mi sento estremamente soddisfatta. Mio padre ha da sempre una visione a lungo raggio: indica la strada e, fino ad ora, è stata quella giusta. Io dò il mio contributo pianificando azioni mirate, soprattutto per ciò che riguarda lo sviluppo sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico. 

Roberto Scarpa, suo padre, ha indicato la strada della sostenibilità e ha esortato tutti a seguirlo fin dall’inizio?

Sì, fin dall’inizio abbiamo ritenuto necessario fornire servizi efficienti e di alta qualità, il che ha significato in prima battuta investire costantemente nel rinnovo del parco veicolare, ma anche nella sua manutenzione, per una questione, per noi rilevantissima, di sicurezza stradale. Abbiamo monitorato costantemente l’offerta del mercato e attivato al nostro interno le strategie migliori per raggiungere gli obiettivi stabiliti. In particolare oggi CST mette in strada 350 trattori stradali, di cui 160 alimentati a LNG e 80 a HVO, oltre a 600 semirimorchi. Il trainante è interamente Euro 6 e al 90 per cento Scania: quello con il Grifone e con la concessionaria Leiballi & Cuzzuol è stato ed è tuttora per noi un matrimonio felice che siamo riusciti a tradurre in un vantaggio competitivo, introducendo ad esempio i primi veicoli a LNG già nel 2017. Abbiamo creduto fermamente fin da allora in questo tipo di alimentazione e oggi stiamo convertendo tutta la flotta LNG al bioLNG che, a livello di emissioni, è a nostro avviso la strategia più interessante in questo frangente storico. Mi sto occupando personalmente dei report di emissioni e di consumi del parco e riscontro ogni giorno l’ottimo risultato di questi mezzi non solo sotto l’aspetto ambientale ma anche economico.

Siete certificati e avete conseguito anche il rating TCR: qual è l’importanza di questi attestati nel percorso che state intraprendendo?

Abbiamo deciso di certificarci sotto varie aree, dalla sicurezza all’ambiente, fino alla qualità e alla responsabilità sociale, per tenere sotto controllo il nostro ritmo di miglioramento nonché individuare per tempo i fattori di rischio per la nostra attività. Dopodiché abbiamo aderito al TCR con grande convinzione: si tratta di un protocollo specifico del nostro settore quindi, a differenza di un ISO, è in grado di considerare e valorizzare tutti gli aspetti peculiari di questo business. Lo scorso anno abbiamo raggiunto un punteggio dell’82 per cento, e in particolare sono orgogliosa del 93 per cento in tema di sicurezza dei lavoratori. Oggi siamo in fase di rinnovo, e nulla è scontato perché il mondo cambia, e cambiano i parametri di valutazione, ma il nostro impegno ci ha portato fin qui ad avere un’ottima media in quasi tutti gli ambiti di riferimento, e per questo guardiamo alla nuova valutazione con serenità. 

Avete incontrato difficoltà nel vostro percorso verso la sostenibilità?

Ci siamo spesso confrontati con i preconcetti legati al nostro settore, il primo passo è stato quindi dire: il trasporto non è tutto uguale, ma può essere svolto con attenzione alla qualità e al rispetto dell’ambiente. Oggi, infatti, i tempi sono mutati: nel nostro rapporto con la committenza (CST opera soprattutto nel settore della GDO n.d.r.) la strategia che seguiamo è non ricaricare a prescindere i costi sui nostri clienti, ma piuttosto trovare le sinergie giuste che ci permettano di essere sostenibili anche a livello economico. Bisogna tenere presente che anche i committenti avranno presto bisogno di rendicontare nel loro bilancio sociale qual è il loro impatto nel settore del trasporto, e noi siamo già pronti con una risposta concreta garantendo loro con la nostra flotta target importanti in termini di riduzione di emissioni. La difficoltà è stata anche quella di scegliere di investire, e di doverlo fare spesso nell’incertezza normativa, ma quando si è pionieri la strada non è illuminata a giorno, per cui, una volta deciso di seguirla, va solo afferrata la torcia e iniziata la marcia. Penso ad esempio al tema dell’HVO: prima è uscito il prodotto e poi c’è stato un adeguamento di normativa. Infine una sfida importante che continua a tenerci occupati è quella di divulgare la nostra visione a tutti gli stakeholder: dipendenti diretti, clienti, l’intera comunità. Se parli di LNG non è scontato che chi ascolta colga il valore e l’impegno dell’investimento e della visione che lo supporta. In tanti ancora oggi, come dicevo prima, continuano a vedere il camion come un personaggio scomodo, fastidioso, rumoroso, ingombrante: è proprio lì che dobbiamo puntare il faro, perché il nostro piano di sviluppo aziendale vede come parte integrante l’attenzione alla comunità sia in termini ambientali che di sicurezza stradale. 

Anche in assenza di un obbligo vi state predisponendo a presentare il report di sostenibilità: è un impegno che può incutere timore, ma forse non a voi?

Diciamo che ci stiamo preparando, e abbiamo iniziato, come forse si è capito, a farlo da tempo. Difficile pensare di poter improvvisare un cambiamento di questa portata. Da circa un anno abbiamo attivato all’interno della nostra organizzazione tutti gli indicatori ESG che devono essere monitorati, quindi ci siamo dedicati a organizzare al meglio i vari comparti affinché il controllo sia preciso. Abbiamo quasi 700 dipendenti e anche da lì passerà la valutazione, ma sono certa che lo vedremo come un riconoscimento del lavoro svolto in questi anni per promuovere il loro benessere a tutto tondo, mettendo a disposizione veicoli di ultima generazione e, all’interno dei nostri poli logistici, tutti quei servizi come bagni, lavanderia, asciugatrici che possano facilitare una vita impegnativa come quella dell’autista.

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