Si è conclusa da poche ore la Cop29, la 29esima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Dalla quale è emerso che i Paesi ricchi dovranno finanziare la transizione energetica e l’adattamento ai cambiamenti del clima dei paesi in via di sviluppo fino al 2035.
La cifra stanziata per questa operazione è di 300 miliardi l’anno, ossia 200 miliardi in più rispetto alla soluzione precedente. Secondo l’accordo, questi 300 miliardi dovrebbero costituire la leva per raggiungere un totale di 1.300 miliardi di dollari all’anno entro il 2035 per i Paesi in via di sviluppo. Inoltre, i Paesi occidentali hanno chiesto di allungare l’elenco degli Stati responsabili dei finanziamenti per il clima, ritenendo che la Cina, Singapore e i Paesi del Golfo dovessero contribuire: ma la Cina si è opposta.
Obiettivo minimo per le emissioni
Ogni menzione esplicita della “transizione” verso l’uscita dai combustibili fossili, il principale risultato della Cop28 di Dubai, è scomparsa nella definizione dei testi principali. Appare solo implicitamente nei richiami dell’accordo adottato l’anno scorso.
Ma il testo, che avrebbe dovuto rafforzarne l’attuazione, alla fine non è stato adottato alla chiusura della Cop29, dopo una lunga battaglia che lo aveva già in gran parte svuotato della sua sostanza. Una delle priorità dell’Unione europea, osteggiata dall’Arabia Saudita, era quella di ottenere un monitoraggio annuale degli sforzi per uscire da petrolio, gas e carbone. Senza successo.