Autobus elettrici, a che punto siamo in Italia? Il Piemonte la regione più virtuosa

Secondo un'elaborazione dell’Osservatorio sulla Mobilità sostenibile di AIRP, ci sono differenze tra una regione e l'altra. Ma in generale serve rinnovare il parco circolante
24 Settembre 2024
1 min read
autobus elettrici

Che impatto ha avuto finora l’elettrico nel segmento degli autobus in Italia? Ad oggi la diffusione di autobus elettrici è ancora limitata sul territorio italiano e ci sono differenze importanti tra una regione e l’altra, con alcune che hanno raggiunto anche quote significative. Secondo un’elaborazione dell’Osservatorio sulla Mobilità sostenibile di Airp (Associazione Italiana Ricostruttori Pneumatici) sulla base di dati Aci, la prima provincia per autobus elettrici circolanti in regione è Milano (5,2% del totale), seguita da Bergamo (2,1%), Brescia (0,9%), Sondrio e Lodi (0,7% per entrambe).

La crescita dell’elettrico nelle varie regioni d’Italia

La Liguria, dove il 5,4% degli autobus in circolazione è elettrico (134 su 2.473). A seguire, tra le regioni con il maggior numero di bus elettrici in circolazione, ci sono il Piemonte (3,4%) e la Lombardia (2,8%). Le quote più basse di autobus elettrici sul totale di autobus in circolazione, dello 0,3%, si rilevano in Campania, Calabria, Marche e Friuli-Venezia Giulia, mentre la Basilicata non supera lo 0,1% e Molise e Valle d’Aosta risultano le uniche regioni italiane prive di autobus elettrici in circolazione.

Il parco circolante italiano di autobus ha un grande bisogno di rinnovamento e apertura alle nuove motorizzazioni: secondo gli ultimi dati Acea disponibili, infatti, l’età media degli autobus in circolazione in Italia è di 14,5 anni, più alta della media europea (12,5 anni).

Parco circolante da rinnovare

Il processo di rinnovamento del parco circolante richiede tempo e forti investimenti, ma nel lungo periodo offre benefici ambientali e per la sicurezza. Si tratta di vantaggi simili a quelli offerti dagli pneumatici ricostruiti che, ricorda Airp, consentono di risparmiare sulle spese di gestione del mezzo (gli pneumatici ricostruiti, infatti, hanno un costo minore rispetto a quelli nuovi), di rinviare l’esigenza di smaltimento degli pneumatici usati che possono essere ricostruiti, con evidenti effetti positivi per l’ambiente, e di risparmiare oltre il 70% delle materie utilizzate nella produzione di pneumatici nuovi.

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