Massimo Artusi, Presidente Federauto

Artusi, Federauto: il voto europeo ha detto no alle scelte ideologiche

Fervono le trattative tra le forze politiche elette dal voto europeo del 6-9 giugno scorso per definire gli equilibri della legislatura che si è appena aperta. Un fervore giustificato dall’importanza e dalla delicatezza delle decisioni che il nuovo Parlamento europeo e la nuova Commissione – d’intesa con i governi nazionali – dovranno adottare durante il prossimo quinquennio, decisioni che saranno determinanti per il posizionamento economico dei Paesi che fanno parte dell’Unione europea, in una fase di gravi tensioni internazionali, il cui sbocco inevitabile sarà la nascita di nuovi equilibri geopolitici in un mondo ormai multipolare.

Molte delle sfide che questo scenario pone davanti ai nuovi dirigenti europei passano attraverso le politiche del Green Deal, come dimostrano le ultime vicende dei dazi sulle auto elettriche cinesi, decisi prima dagli Usa e poi dall’Unione europea, che hanno già provocato le prime dure reazioni di Pechino. Si tratta, in realtà, dell’ennesima mela avvelenata lasciata in eredità da una visione ideologica del problema della decarbonizzazione dei trasporti, voluta nella precedente legislatura, ma chiaramente bocciata dalle urne. Ora i nuovi decisori europei hanno la possibilità di correggere queste scelte ideologiche (che stanno, peraltro, riemergendo proprio in questi giorni nelle trattative per la formazione degli organi dell’Unione) e indirizzare le politiche del Green Deal verso una soluzione più pragmatica, più efficace e più funzionale.

Già nel 2025 la nuova Commissione, infatti, potrà intervenire con la Relazione sul ruolo dei biocarburanti per la transizione verso la neutralità climatica dei veicoli pesanti, prevista dallo stesso Regolamento sui target di emissione di CO2, chiarendo finalmente la loro neutralità carbonica, a tutt’oggi superiore – nel ciclo di utilizzo – a quella di un’alimentazione elettrica ancora prodotta (e lo sarà a lungo) con combustibili fossili.

Ma sarà nel 2026 (per i LDV) e nel 2027 (per gli HDV) che la Commissione potrà raccogliere compiutamente le indicazioni dell’elettorato e correggere in modo decisivo i Regolamenti, con la prevista verifica dell’efficacia e degli effetti delle norme oggi in vigore per il settore automotive, con l’invio al Parlamento europeo e al Consiglio di un rapporto che tenga conto del ruolo dei biocarburanti nella transizione green e con la presentazione di una proposta legislativa di modifica.

È inevitabile, dunque, che gli operatori si interroghino sulle politiche che il nuovo Parlamento e la nuova Commissione vorranno impostare su questi temi, a seguito di un voto che ha chiaramente penalizzato proprio le forze che hanno dato un’interpretazione ideologica delle strategie per la decarbonizzazione, costringendo alla scelta di una singola alimentazione che non è carbon neutral nel suo ciclo di vita e rende i paesi dell’Unione subalterni alle disinvolte politiche economiche – e industriali – delle grandi potenze emergenti.

Ma è già dai primi passi del nuovo Europarlamento che si potranno cominciare a capire le intenzioni e le volontà dell’Unione, attraverso i segnali provenienti dalle scelte degli uomini e delle forze che saranno chiamati – nelle commissioni del nuovo Parlamento e nella Commissione di Bruxelles – a gestire le politiche del Green Deal. 

Siamo convinti che si tratti di un tema fondamentale che segnerà la vita di tutti noi negli anni a venire e che, per questo, va seguito con grande attenzione in ogni suo passaggio. È quello che noi di Federauto ci impegniamo a fare, in collegamento con le associazioni nazionali ed europee del settore, pronti a segnalare la sia pur minima deviazione da un percorso che deve costantemente far prevalere il pragmatismo sull’ideologia, con la forza che gli proviene proprio dalla chiara indicazione dell’elettorato europeo.

Massimo Artusi, Presidente di Federauto

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