Intervista esclusiva a Alessandra Astolfi, Global Exhibition Director Green & Technology division di Italian Exhibition Group
È alle porte l’undicesima edizione di IBE, evento che si è ritagliato negli anni un’autorevolezza unica nel porsi quale punto di conoscenza, vera e propria piattaforma fisica di scambio di best practice in grado di fare incrociare nuovi modelli, tutti indirizzati a realizzare una mobilità sempre più sostenibile e connessa. Abbiamo rivolto le nostre domande a Alessandra Astolfi, Global Exhibition Director Green & Technology division di Italian Exhibition Group, la società organizzatrice della manifestazione, che ci anticipa nelle prossime righe quelli che saranno i driver principali dell’intensa tre giorni in programma all’interno dei padiglioni di Rimini Fiera dal 19 al 21 novembre.
Alessandra Astolfi, quali saranno le tematiche che verranno sviluppate quest’anno ad IBE?
IBE, acronimo per Intermobility Bus Expo, ha identificato per la prossima edizione cinque grandi macro temi. Il primo riguarda la relazione tra mobilità a lunga percorrenza e trasporto pubblico locale, per esaminare come queste modalità si intreccino, e quali opportunità esistano per coniugare viaggi turistici in autobus con il trasporto urbano o periferico. A costituire il secondo driver della manifestazione sarà la transizione energetica, tema che il nostro gruppo padroneggia con competenza organizzando, oltre ad IBE, anche Ecomondo e Key Energy: fari puntati dunque sull’impegno dei produttori di autobus nello sviluppo della loro offerta green, non solo in ambito idrogeno e elettrico, ma pure su trazioni alternative come il gas naturale, e come di contro le aziende di trasporto, che siano pubbliche o private, stiano riducendo l’impatto delle loro flotte.
Parleremo poi di digitalizzazione, intesa come supporto all’industria ITS con strumenti per migliorare la gestione del traffico, e parlo ad esempio dei servizi di biglietteria digitale, ma più in generale di tutte quelle modalità che avvicinano il consumatore all’utilizzo dei mezzi, facilitandone la fruizione. Un grande tema, forse quello più innovativo, riguarda la mobilità condivisa e intermodale, perché riteniamo che non possa che essere così in futuro, e che una grande ottimizzazione arrivi dalla possibilità per il passeggero di programmare il proprio viaggio on demand, da casa a destinazione, utilizzando tutti i mezzi di trasporto a disposizione, che siano auto, bus, treni, bici o monopattini. E infine siamo una fiera, e quindi vogliamo che i prodotti innovativi vengano provati dai nostri visitatori e dagli addetti ai lavori all’interno di un programma di test drive: la fiera è e deve essere prima di tutto un’esperienza.
Come è evoluto nel tempo il format di IBE, considerando anche che il trasporto pubblico ha cambiato pelle negli ultimi anni, soprattutto dopo il momento di grande rottura della pandemia?
Il format di IBE è cambiato molto negli ultimi anni, avendolo ripensato non solo in seguito ad una riflessione sulle nuove dinamiche della mobilità, ma anche avendo ascoltato le esigenze delle aziende che fanno parte della nostra community. E siccome IEG è una società inclusiva e decisamente orientata verso alleanze strategiche, abbiamo progettato insieme alla Fondazione dello Sviluppo Sostenibile il format Intermobility Future Ways, una nuova piattaforma fisica e convegnistica, all’interno della quale affronteremo tutte le tematiche della mobilità condivisa e collettiva: a bordo abbiamo portato anche l’Osservatorio della Sharing Mobility, che ha oltre 10 anni e più di 150 membri, per realizzare un punto non verticale ma orizzontale, il più ampio possibile, sulla mobilità.
Parlando di pandemia, il trasporto pubblico locale ha svolto un compito fondamentale in quel periodo per chi aveva la necessità di poter continuare a lavorare e a viaggiare, e sono emersi nuovi paradigmi legati alla coniugazione tra salute e sostenibilità. La forte crisi del trasporto pubblico ha d’altra parte assegnato grande importanza all’analisi dei dati, per verificare chi effettivamente utilizzasse quale servizio, e quali fossero le esigenze. Le nuove generazioni ad esempio oggi utilizzano con molta più facilità lo sharing, perché per loro è importante sapere quando arriveranno, quanto risparmieranno, e anche la loro impronta di CO2, ma anche le aziende dopo il Covid hanno adottato attraverso i loro mobility manager piani di trasferimento casa-lavoro, ad esempio, per essere sostenibili anche negli spostamenti dei loro dipendenti. Ed è stato un cambiamento che ha interessato non solo le grandi aziende, come si potrebbe pensare, ma anche le piccole e medie imprese.
La centralità della formazione: IBE si pone anche quale piattaforma di soluzione a quella che è una delle problematiche più importanti del settore?
Sì, noi abbiamo sempre puntato molto, ad esempio, sul tema della formazione, perché riteniamo che ci sia la necessità di fare luce su professioni che hanno, come quella dell’autista, un’aurea che non corrisponde più alla realtà. L’AN.BTI, l’Associazione Nazionale dei Bus Turistici Italiani, uno dei nostri partner, ha portato avanti proprio una battaglia positiva per promuovere il ‘bus manager’, figura professionale che, oltre ad avere competenze di guida, deve anche saper utilizzare i dati, le piattaforme, conoscere le lingue, avere un rapporto relazionale con i suoi ospiti. È una categoria che si sta evolvendo, che cambia il suo status.
Ma non parliamo solo di autisti: nei prossimi anni serviranno tantissime nuove figure che oggi non ci sono, e crediamo opportuno che le aziende presenti ad IBE raccontino quali sono le competenze che cercano, per metterle in connessione con le scuole di formazione, colmare questo gap a volte anche solo informativo e avvicinare i giovani a lavori, anche nuovi, ma tutti dalle tante sfaccettature interessanti. L’anno scorso a IBE abbiamo lanciato Electric Bus Driver Training, corso di formazione per gli autisti legato alla guida del mezzo elettrico, lo ripeteremo quest’anno, perché ha avuto molto successo, e in più avremo un approfondimento innovativo sulla sicurezza della batteria al litio, e tutte le accortezze da dedicare in sede di gestione e di manutenzione.
Tanti spunti dunque, grazie anche ad un parterre di partner di eccellenza…
Sì, parliamo di ASSTRA, AN.BTI che ho già nominato, i produttori di veicoli con UNRAE e ANFIA, la Fondazione Sviluppo Sostenibile, l’Osservatorio Sharing Mobility e tutta la nostra community che vanta al suo interno il Ministero delle Infrastrutture, la Regione Emilia-Romagna, TPER, la Casa Depositi e Prestiti e molte altre realtà: un bellissimo gruppo di lavoro dove parliamo e ci confrontiamo costantemente. Certo, lavorare insieme è più faticoso, lo è mettere in relazione tanti soggetti diversi, ma è sicuramente l’impegno che dà i risultati migliori.
BIO
Riminese, ideatrice di Ecomondo, Alessandra Astolfi è entrata in IEG 27 anni fa contribuendo alla crescita che ha portato l’azienda a passare da 40 a oltre 550 dipendenti in tutto il mondo. Background umanistico, “sono laureata in sociologia aziendale e ho sempre nutrito un grande interesse per i temi ambientali”, è stata tra le promotrici di SAFTE, la scuola per la transizione ecologica dei manager realizzata insieme all’Università di Bologna attiva da tre anni. “Lavoro tantissimo, e il poco tempo libero che mi rimane amo dedicarlo ai miei due figli e ai miei interessi: Il cinema, i festival di letteratura e lo sport. Le lampadine più luminose si accendono sempre durante una passeggiata al mare o una nuotata”.