Uggè, Unatras: il rispetto delle regole condizione fondante del futuro del trasporto

Paolo Uggè, presidente Unatras, il contratto collettivo nazionale trasporto e logistica è scaduto il 31 di marzo. A che punto siamo con i lavori per il rinnovo?  

Le discussioni proseguono in un contesto in cui occorre riconoscere sì ai lavoratori una giusta retribuzione, ma bisogna anche considerare i costi dell’impresa e soprattutto la sua competitività con altri soggetti, soprattutto esteri. Il tema è affrontare le problematiche insieme, questa è la parola: creiamo insieme la possibilità al nostro Paese di competere a livello europeo, perché in caso contrario a pagarne le conseguenze è tutta la filiera, è tutto il sistema italiano. Ciò che conta in questa fase è che i rappresentanti dei lavoratori non cadano nell’ideologia: qui non c’è il padrone, ma c’è un’attività che deve essere portata avanti insieme nel miglior modo possibile. Senza mai dimenticare che le imprese sono forti, sono competitive, se hanno un rapporto corretto con i lavoratori.

Quali sono i temi sui quali c’è una convergenza di intenzioni?

Ad esempio sui tempi di sosta. Vogliamo fare un’azione nei confronti dei committenti nel rispetto della legalità? Perché i tempi di sosta gravano sull’attività dei conducenti, è pesante attendere anche 3-4 ore perché il committente non è organizzato: non può solo essere una disfunzione che grava sul lavoratore e sull’impresa. L’impresa per prima ha l’interesse che i tempi di attesa si riducano, perché chiaramente la produttività aumenta, quindi su questo aspetto imprese e lavoratori sono dalla stessa parte. Quello che manca però non sono le norme, mancano gli aspetti legati ai controlli da parte di chi è preposto per legge ad effettuarli.  

È sempre più difficile trovare autisti non tanto perché il salario sia basso, questo è anche un motivo, ma perché in parallelo le condizioni di vita lavorative di un autista sono molto faticose. Diventerà un mestiere dedicato solamente a chi arriva dall’estero, perché si accontenta di meno? 

Il problema esiste e lo si intuisce quando si passa in autostrada la domenica e si scorgono nelle aree di sosta autisti intenti a scaldarsi il cibo con il fornellino. Ma la soluzione non può essere lasciare tutto così com’è e andare a cercare in altri Paesi. Dobbiamo recuperare lo status della professione che una volta era molto ambita perché regalava libertà, la possibilità di viaggiare, incontrare gente nuova. Tanto trasportare via gomma, si dovrà sempre farlo, non ci sono alternative, la ferrovia non lo è, il mare di più, ma a un certo punto la merce deve scendere a terra e continuare il suo percorso. Sicuramente l’intermodalità contribuirà sempre di più a migliorare le condizioni di lavoro degli autisti, che non saranno più costretti a rimanere settimane intere lontano da casa.

Uggè, torniamo al ccnl: al tavolo sono seduti tre sindacati confederali e 24 associazioni datoriali: questo numero molto sbilanciato non rende più difficile mettersi d’accordo?

Purtroppo non si è intervenuto sulle regole che sanciscono la rappresentatività e neppure successivamente con opportuni controlli. La situazione attuale, con 24 associazioni datoriali, ne è la prova. Se il governo si trova a trattare con organismi che hanno l’effettiva rappresentanza è un conto, se invece deve interagire con un numero così elevato di rappresentanti, dietro ai quali i realtà stanno pochissime aziende, è difficile trovare un’intesa. Quindi questa situazione va anche affrontata da parte del governo, bisogna che vengano fatte rispettare le regole che erano state scritte quando venne istituito l’Albo. Oggi non è così.

Quando sarà pronto il contratto firmato? 

Noi lavoriamo perché a metà autunno si possa arrivare a una conclusione. Dobbiamo impegnarci tutti, noi e i rappresentanti dei lavoratori, trovando quelle intese che sono possibili, e evitando di inserire nella discussione elementi che poco hanno a che fare con la tutela dei lavoratori e molto con la politica.

Mi cita due problemi dei quali vorrebbe una soluzione da qui all’anno prossimo? 

Primo elemento: la politica dei trasporti. Noi metteremo in discussione il protocollo trasporti della Convenzione delle Alpi: dobbiamo garantire la permeabilità dell’arco alpino, i treni non passano ancora e ci vorranno trent’anni prima che vengano realizzati, ad esempio al Brennero. Questo è un impegno forte sul quale il Governo deve darsi da fare, ma ha già ottenuto importanti risultati con il Ministro dei Trasporti Salvini che ha deciso di ricorrere alla Corte di Giustizia. Non dimentichiamo che l’Austria si sta comportando in modo vergognoso, e oltretutto in contrasto con i principi europei. Ma non è solo l’Austria, c’è anche un problema legato alla Francia con il Fréjus pronto da due anni e mezzo, ma ancora bloccato per resistenze del Governo francese. Secondo elemento, il rispetto delle regole, soprattutto da parte della committenza, ma anche degli organi preposti al controllo, ma qui molto si sta muovendo, e cito una recente sentenza del Tribunale di Foggia che ha riconosciuto ad un subvettore l’azione diretta condannando il committente principale al pagamento di quanto dovuto. Dunque rispetto delle regole all’interno del Paese, ma anche in Europa.

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