La base di partenza non deve essere il desiderio di beneficiare dell’agevolazione ma l’opportunità di procedere ad un investimento: è con questo semplice assunto che Giuseppe Seminara di Fidens Consulting spiega alle aziende come affrontare il Piano di Transizione 5.0 e i vantaggi fiscali ad esso connessi.
Giuseppe Seminara, qual è l’attitudine che un’azienda deve assumere di fronte alle opportunità date dal Piano di Transizione 5.0?
Le aziende devono innanzitutto comprendere un fatto importantissimo: un investimento sbagliato rimane tale anche se agevolato: spesso le realtà con cui veniamo a contatto pensano più all’agevolazione che all’opportunità dell’investimento. Ciò che invece bisogna preliminarmente considerare è se l’investimento è capace di portare introiti rilevanti all’interno delle casse aziendali, se questo è produttivo a prescindere dall’agevolazione.
Quali sono gli investimenti agevolati con il nuovo Piano di Transizione 5.0?
Sono quelli indirizzati all’acquisto di beni 4.0: beni materiali innanzitutto, tra cui quelli strumentali il cui funzionamento è controllato da sistemi computerizzati, sistemi per l’assicurazione della qualità e della sostenibilità, dispositivi per l’interazione uomo macchina e per il miglioramento della sicurezza del posto di lavoro. Inoltre beni immateriali tra cui software, piattaforme e applicazioni per ecommerce, realtà aumentata, gestione e coordinamento della logistica. Individuare il bene giusto da finanziare non basta però: è necessario ottenere in virtù del nuovo bene un determinato livello di efficientamento del proprio processo produttivo: lo stesso bene può determinare un credito di imposta con l’aliquota massima al 45 per cento per un’azienda, ed essere irrilevante per un’altra.
Chi stabilisce il livello di efficientamento?
È richiesta una certificazione da parte di un esperto in gestione dell’energia che verifichi la situazione ex ante e poi ex post dell’investimento, e stabilisca se sussistono quegli obiettivi di efficienza minimi per accedere all’incentivo. Per questo anche nella gestione dell’accesso ai benefici del Piano di Transizione 5.0 è importante affidarsi a professionisti in grado di aiutare l’azienda a seguire l’iter in modo ottimale, per non trovarsi poi in difficoltà successivamente, proprio in considerazione degli step temporali che scandiscono la concessione del beneficio ed, eventualmente, la sua revoca.
Perché l’investimento deve essere coerente con quanto inizialmente dichiarato e gli accertamenti possono arrivare anche dopo molto tempo…
Esattamente. I crediti di imposta si accertano fino a otto anni successivamente alla data di compensazione, quindi se un’azienda compensa un credito d’imposta fino al 2028, è passibile di accertamenti fino al 2036: quando poi intervengono i controlli se non si è seguita la procedura alla lettera e si sono onorati tutti gli obblighi che il finanziamento porta con sé possono nascere notevoli problemi. Non dimentichiamo che la complessità delle norme è una caratteristica dell’ordinamento italiano, e questo settore non fa differenza. Per questo la consulenza è fondamentale, per valutare, insieme al cliente, intanto se l’investimento serve e qual è la giusta pianificazione finanziaria ad esso connessa, e poi come effettuare la certificazione energetica ex-ante, che è l’elemento più delicato, e come realizzare l’investimento nel corso del tempo.
La normativa ha voluto porre un ulteriore freno alla “corsa pazza agli incentivi” alla quale si era assistito nelle passate stagioni…
Sì, perché nei 30 giorni successivi alla presentazione della richiesta occorre dare comunicazione del versamento del 20 per cento di acconto dell’acquisto del bene o dei beni. In questo modo verrà evidenziato l’impegno effettivo dell’azienda e verrà raggiunto l’obiettivo di evitare sterili prenotazioni cui non facciano seguito investimenti.