Intervista a Cinzia Carbone, direttrice vendite per Italia, Grecia, Cipro, Malta di Solera
Pacata, determinata e operativa, una capacità di vendere che le è stata regalata alla nascita dalla buona sorte e una visione plasmata nel corso di un’esperienza decennale nei settori più svariati – sempre e comunque in prima linea – che oggi mette al servizio, anche, di una forte convinzione sul necessario cambiamento di ruolo di giovani e donne. Incontriamo Cinzia Carbone, direttrice vendite Italia, Grecia, Cipro, Malta di Solera, tech company multinazionale dalle diverse attinenze con il settore del trasporto e della logistica, per rivolgerle le nostre curiosità.
Cinzia Carbone, iniziamo da una breve presentazione di Solera?
Certamente. Siamo una multinazionale con sede negli Stati Uniti e un business sviluppato in un centinaio di paesi: l’Europa è uno dei mercati strategici per la nostra attività, considerando anche il bacino prezioso di conoscenza di cui siamo portatori, sia a livello automotive che nel campo dell’assistenza. La nostra piazza più forte nel vecchio continente è la Spagna, sul cui territorio abbiamo organizzato due centri di ricerca e sviluppo (il terzo si trova in Messico). In Italia Solera ha iniziato ad operare 13 anni fa con il mio arrivo in azienda, che è stato pensato e finalizzato proprio ad articolare i diversi rami dell’attività nel nostro Paese. A questo proposito la società ha due specializzazioni primarie: il campo della riparazione dei veicoli e quello della gestione delle flotte. Oltre al settore assicurativo che costituisce il nostro DNA, l’ossatura di partenza in omaggio alla quale andiamo anche a supportare le compagnie assicurative nella gestione dei sinistri nel ramo automotive. In ambito distribuzione e logistica siamo specialisti soprattutto dell’ultimo miglio, progettando e fornendo software in grado di ottimizzare il lavoro delle società impegnate nella gestione dei magazzini, nelle consegne, nella pianificazione delle stesse e nella tracciabilità della merce. Tramite i nostri strumenti abbiamo naturalmente la possibilità di raccogliere analytics che aiutano a migliorare sempre di più, in un circolo virtuoso, la produttività delle aziende e la loro redditività.


Quale ruolo riveste il mercato italiano nell’universo Solera e qual è dal vostro punto di vista la particolarità del nostro sistema di trasporto e logistica?
L’Italia è un mercato dalle grandi specificità, intanto per la conformazione del suo territorio, e poi perché il tessuto imprenditoriale è molto vasto e assortito: questo è un elemento sfidante per Solera perché ci dà la possibilità di entrare in contatto con molteplici settori e tipologie di business, sviluppando soluzioni sempre nuove per un numero sempre maggiore di clienti. Nel campo della logistica siamo fornitori di diverse, grandi realtà, sia nel food and beverage, e di recente siamo entrati anche nel pharma. Entrare in relazione con le aziende significa per noi avere l’opportunità di aiutarle anche nei rami di attività che magari non sono stati l’occasione del contatto. Se forniamo un software di gestione flotta saremo anche disponibili ad interagire, ad esempio, sul tema della riparazione, per dare una consulenza alle aziende su quali modelli attuare, cioè se mantenere l’officina interna, appoggiarsi a un network, disporre un outsourcing in house: oggi poi con i veicoli elettrici il tema si è fatto ancora più pressante, perché esiste l’assoluta necessità di intervenire in ambiente protetto e sicuro.
Dalla vostra esperienza le aziende italiane stanno comprendendo la necessità di utilizzare gli strumenti digitali corretti per ottimizzare la loro attività?
Nel campo del trasporto e della logistica Solera ha diverse tipologie di clienti tra cui i costruttori di veicoli, i grandi network di riparazione, le compagnie assicurative, le società di distribuzione, grandi e piccole. Devo dire che le aziende di maggiori dimensioni sono già avviate sulla strada della digitalizzazione: il tema per loro è far sì che la visione venga condivisa a tutti i livelli. Noi vendiamo software, ma questo poi va calato nella quotidianità delle persone, e per farlo serve anche formazione, ma soprattutto occorre che le motivazioni che hanno portato a scegliere determinati strumenti digitali vengano spiegate e condivise a tutti i livelli aziendali. Allora lì sì che si facilita la penetrazione delle nuove tecnologie. Nella relazione con i clienti più piccoli invece la difficoltà è data dalla naturale diffidenza di chi ha sempre agito seguendo regole che fin qui hanno più o meno funzionato e non capisce il vantaggio di impegnarsi in un cambiamento che richiede tempo e risorse.
Inoltre il piccolo imprenditore spesso si sente solo in queste scelte: la soluzione è quella di fare sistema, facilitare la comunicazione tra aziende in modo che si riconoscano attraverso esperienze comuni. E bisogna far testare il prodotto, perché è la prova del nove che fa toccare con mano i risultati. Le grandi aziende hanno già iniziato a integrare strumenti di intelligenza artificiale nelle loro attività, mentre quelle di minori dimensioni tendono a pensare che possa diventare un pericoloso sostituto della persona: non è così, è un aiuto che arriva dalla tecnologia per professionalizzare meglio il lavoratore. La verità è che non c’è ancora abbastanza cultura, che il mondo dell’innovazione viaggia più velocemente rispetto a quello umano, ed è a questo che va attribuita la responsabilità della fatica che stiamo facendo nel cambiare il paradigma, ma non solo in Italia. Dove comunque l’età media delle persone presenti nelle aziende non aiuta: per questo andrebbe favorito l’inserimento dei giovani e anche di chi magari ha qualcosa da dire perché arriva da esperienze diverse.

I giovani, in realtà, nel nostro settore forse li si vorrebbe favorire, ma non ce ne sono molti disposti ad intraprendere carriere giudicate poco attrattive: autisti, tecnici di officina…
Va bene, parliamo di filiera riparativa, anche perché su questa si innesta la nostra azione tesa a fornire strumenti e supporti sempre aggiornati per dare al meccatronico, all’operaio specializzato informazioni ben fruibili e immediate. Certamente a monte esiste il tema della formazione, ma prospettare ai giovani anche un lavoro meglio professionalizzato, che può contare su strumenti altamente tecnologici, significa elevare lo status di chi ricopre la mansione. Non dimentichiamo che dalla corretta manutenzione dipende fortemente la sicurezza stradale, e quindi la vita delle persone: da una riparazione ben eseguita, da un ripristino dopo un incidente a regola d’arte, da un ricambio montato nella maniera corretta. In effetti occorre far sì che il lavoro di riparazione di un mezzo indossi un vestito un po’ alla moda, per attirare tra l’altro non solo i ragazzi, ma anche le ragazze. Un po’ come è stato per gli chef: anni fa chi stava in cucina non era al centro dell’attenzione come succede oggi.
Il cambiamento è il motore del mondo…
Già, e in Solera lo sappiamo bene, avendolo vissuto sulla nostra pelle. Abbiamo saputo diversificarci negli anni, passando dall’essere un’azienda tradizionale di software a un gruppo che vende tecnologie innovative cercando di spingere il più possibile temi che non è banale far recepire. È possibile raggiungere l’obiettivo di una trasformazione radicale certamente quando ci si affida a bravi consulenti che mostrano la strada da intraprendere, ma anche quando si è capaci di una prospettiva diversa e soprattutto del coraggio di percorrere strade differenti che portino ad una crescita profittevole. Oggi la rivoluzione fondamentale da intraprendere a mio avviso riguarda il ruolo della donna e la corretta valorizzazione della sua naturale predisposizione ad avere una visione più aperta, portatrice di una minore resistenza al cambiamento. Vogliamo considerare come si è trasformato il ruolo della donna negli ultimi 100 anni? Senza timore di essere smentita affermo che è mutato molto di più di quanto sia successo a quello degli uomini, e questo perché abbiamo più facilità di adattamento, meno rendita di posizione e una visione più empatica.
Jing Liao, la nostra chief administrator officer – il numero due dell’azienda -, qualche anno fa ha creato un gruppo che si chiama WINS (Women in Solera), di cui sono una delle fondatrici, e l’ha fatto proprio per portare questi temi in azienda, ma non solo per bilanciare l’aspetto dei generi al suo interno, ma anche per puntare a fare business in modo diverso. Questo percorso ha portato in Solera una crescita esponenziale della presenza femminile. Il mondo automotive è tradizionalmente appannaggio degli uomini, quello della riparazione pure, magazzini e logistica ancora di più: crediamo fermamente, perché ci sono analisi e survey che lo dimostrano, che un incremento del numero delle donne e una leadership al femminile, che sia un po’ più accogliente, capace di guardare e ascoltare, possa promuovere la trasformazione nelle aziende. Personalmente avverto la responsabilità di aprire la strada ad altre donne, per me significa fare del bene al settore, soprattutto in Italia dove non si può dire ci sia un maschilismo più marcato rispetto ad altri Paesi, ma dove il gap generazionale è molto accentuato: i giovani recepiscono il tema del genere in modo molto più partecipe rispetto a chi ha qualche anno in più, e anche per questo dobbiamo lasciare spazio a loro, per favorire il cambiamento, in ogni direzione.



BIO
Milanese, classe 1965, Cinzia Carbone inizia a muovere i suoi primi passi professionali nel mondo della moda e del design, fresca fresca di diploma allo IED. Dall’interior design si ritrova per alterne vicende in una divisione di Standard & Poor’s dove spariglia le carte sviluppando le vendite e il marketing, attività inconsuete per un’azienda con un’identità molto forte: questo le vale numerosi salti di carriera. “Nella mia vita professionale ho sempre venduto, ho lavorato con il settore governativo ministeri (non solo ministeri), sono passata al settore dell’energia e poi ad un cliente che tutti ritenevano particolarmente ostico, era Fiat. Avevo 30 anni e guardando il grande palazzo in Corso Agnelli mi sono detta: ‘non sarà molto diverso da un ministero’. Sono entrata e mi sono innamorata del mondo dell’auto, perché è animato da persone appassionate e perché gira comunque intorno a quelli che possono essere definiti oggetti di design. Ho accompagnato il gruppo FCA (non ero consulente, vendevo consulenza) per tutta l’era Marchionne. Poi a un certo punto ho capito, poiché mi piace considerare i numeri, che non si sarebbero più venduti tanti veicoli nuovi e sono passata prima sul settore dei veicoli usati e poi in Solera, dove ci occupiamo di ciò che è già stato venduto, e cioè di riparazione e di gestione delle flotte”. Carbone nel tempo libero studia apicultura. “Allevo le mie 300 api solitarie sul balcone, a Milano: sono grandissime impollinatrici, non pungono, e sono mansuete. Ovviamente l’operosità della specie è femmina, i fuchi – mi spiace dirlo – hanno solo scopi riproduttivi…”.