Pedretti, Petronas: la sostenibilità del trasporto passa (anche) da qui

Intervista a Giuseppe Pedretti, Regional Managing Director EMEA Petronas Lubricants International

C’è un legame speciale tra Asia ed Europa che passa da Torino. Lo visualizziamo in un complesso che coniuga modernità e tradizione, un’anima tutta luce e vetri incaricata di portare nel futuro una solida tradizione che affonda le sue radici nei primi anni del secolo scorso. È il quartiere generale di Petronas Lubricants International in Italia, che allo storico stabilimento impegnato nella produzione di oli lubrificanti per motori ha affiancato nel 2018 un centro all’avanguardia, oggi punto di riferimento mondiale sulla ricerca dei fluidi e lo sviluppo delle nuove tecnologie.

Già perché il settore lubrificanti della società petrolifera nazionale della Malesia nasce con l’acquisizione del marchio Selenia nel 2008, a sua volta discendente diretto della divisione lubrificanti del gruppo FIAT aperta nel 1912. Oggi PLI, sede a Kuala Lumpur, produce e commercializza un’ampia gamma di prodotti per il settore industriale e automobilistico in oltre 100 mercati. L’headquarter italiano, centro direzionale EMEA, è situato a Villastellone, alla periferia sud di Torino, e ospita sia uno dei due poli produttivi del nostro Paese, sia il Centro Globale di Ricerca e Tecnologia. A parlarci del presente e del futuro dell’azienda è Giuseppe Pedretti, dodici anni in Malesia ad occuparsi dello sviluppo del mercato asiatico, da due anni rientrato in Italia per fare crescere il mercato europeo in un momento in cui le sfide non mancano. “Ci occupiamo di lubrificanti – chiarisce subito il numero uno EMEA di PLI -, la nostra attività principale è quella di mettere a punto prodotti partendo dall’olio base che arriva dalla Malesia e aggiungendo gli opportuni additivi seguendo le indicazioni che arrivano dal laboratorio. Spesso il tema del lubrificante viene sottovalutato, e invece è un componente chiave perché fornisce un importante supporto nel quadro della necessaria riduzione delle emissioni: più diminuisce l’attrito, più il motore è efficiente. Un tempo gli oli erano estremamente viscosi, e dunque riducevano meno l’attrito, oggi sono sempre meno viscosi, eppure proteggono i motori allo stesso modo, anzi meglio: è la tecnologia racchiusa nelle nostre formulazioni a renderlo possibile. Per questo lo sviluppo del lubrificante diventa centrale per massimizzare l’efficienza energetica dei propulsori”. 

Come lavora il vostro centro ricerca? La base di partenza è lo studio dei motori?

Innanzitutto ci tengo a precisare che quello di Santena è il nostro Global Research & Technology Centre, un impianto che ha richiesto per la sua creazione un investimento di 60 milioni di dollari. I numerosi ingegneri impegnati al suo interno mettono a punto in laboratorio le formule, testandole e ottimizzandole poi nelle sale motori sulle diverse unità che vengono provate sul banco per periodi di tempo lunghissimi in modo da raccogliere dati realistici sulle performance. Il risultato è un olio specifico per ogni motore, che lo tutelerà nel tempo nel modo migliore.

Quali sono le aziende per le quali predisponete il lubrificante di primo equipaggiamento?

Ad oggi sono Gruppo Stellantis, IVECO, CNH, Mercedes-Benz, FPT, MAN, Argo Tractor, Merlo, Doosan Bobcat. Non posso non sottolineare il nostro ruolo di Title e Technical Partner del Team Mercedes-AMG PETRONAS: progettiamo le soluzioni insieme ai tecnici della squadra, e questo garantisce quell’affidabilità e quell’efficienza che hanno portato alla vittoria di otto Titoli Mondiali Costruttori e sette Piloti consecutivi. Viceversa, con l’obiettivo di portare le ultime innovazioni dalla pista alla strada, l’esperienza maturata in F1 ci ha permesso di ottimizzare le nostre gamme per i veicoli di serie.

Oltre ai costruttori la vostra azione commerciale interessa direttamente anche le aziende di trasporto?

Certamente. Dopo il periodo di garanzia molte flotte si aprono all’acquisto di lubrificanti alternativi a quelli di primo equipaggiamento, che siano però in grado di garantire elevate prestazioni. Noi forniamo un prodotto di qualità in grado di agire alla perfezione anche sui motori dei quali non ci occupiamo direttamente. È un’attività nella quale siamo impegnati a spiegare ai nostri interlocutori i vantaggi dati dall’utilizzo di un olio di qualità in termini di emissioni e di consumi, ma più in generale di TCO, che interessa, ad esempio, anche il tema dell’intervallo di cambio dell’olio, o quello del fermo macchina, un vero e proprio dramma per l’autotrasportatore che può essere scongiurato con l’utilizzo dei componenti corretti. Dimostriamo tutti i giorni che con la tecnologia dei nostri prodotti riusciamo ad abbassare il TCO molto meglio di quanto riescono a fare le proposte dei competitor.

Il fattore tecnologico è una delle declinazioni della vostra attenzione nei confronti della sostenibilità…

Sì, e devo dire che siamo stati pionieri in tema di impegno nei confronti della riduzione della CO2. Nel 2019 al Salone di Ginevra la ventata del green deal doveva ancora iniziare a soffiare. E noi già in quella sede avevamo sottoscritto un pledge che assicurava che da quel momento in poi il 75 per cento degli investimenti in ricerca e sviluppo sarebbero stati indirizzati a progetti di riduzione dell’impronta carbonica. Abbiamo naturalmente cominciato con il creare lubrificanti che attraverso la scelta dei materiali e delle formulazioni incrementassero l’efficienza dei motori: siamo stati e siamo tuttora anche avvantaggiati dall’avere in casa un prodotto con il quale riusciamo ad ottenere performance che sono oggettivamente inarrivabili con altri materiali: si chiama Olio Base, è molto puro, e deriva dal processo di idrogenazione di una cera speciale malese. Quando parliamo di prodotti ci riferiamo allo Scope 3, ma seguiamo una road map anche per Scope 1 e Scope 2, cioè per le emissioni dirette. Abbiamo anche un programma per produrre autonomamente la nostra energia; per il momento la acquistiamo, ma solo da fonti certificate rinnovabili.

Che poi sostenibilità, anche per voi, non è solo impatto ambientale.

Esatto, e infatti vorrei menzionare la nostra attenzione nei confronti della sostenibilità sociale. Uno dei temi caldi nella nostra industria è il frequente, mancato rispetto della parità di genere. Parliamo anche solo della nostra azienda: al suo interno le donne sono sotto rappresentate e questo è un fatto storico nel settore automotive che intendiamo invertire. Come? Stiamo cercando di diventare attrattivi anche per la forza lavoro femminile; siamo partiti proprio quest’anno con un processo di certificazione di parità di genere che presenta diversi KPI da raggiungere in tema di numero di persone impiegate e supporto alla maternità. Arrivare ad avere in azienda una componente femminile numericamente equiparata a quella maschile sarebbe il mio sogno e su questo devo dire con orgoglio che siamo già avanti nel percorso ed è il motivo per il quale stiamo lavorando con impegno per il conseguimento di questa certificazione. Altra tematica importante è la formazione, non solo del nostro personale interno, ma anche delle nuove generazioni e dei talenti del futuro: a tal proposito, abbiamo recentemente stipulato un accordo con l’Istituto Salesiano CNOS FAP Regione Piemonte per formare, anche tramite stage presso le officine meccaniche del Network PETRONAS, i giovani professionisti. Ma stiamo erogando anche internamente corsi di formazione per gli istituti tecnici del territorio e anche da remoto per scuole localizzate in altre regioni sul territorio nazionale.

Tornando al prodotto, la vostra gamma, dicevamo, è declinata sulle specificità dei singoli motori: non solo diesel e benzina, state lavorando anche alle nuove propulsioni elettriche?

Sì abbiamo diversi prodotti per i veicoli elettrici: diciamo che non essendoci un motore a combustione interna questi non hanno bisogno di un olio motore convenzionale, ma richiedono comunque fluidi per lubrificare e raffreddare sia il propulsore elettrico che la trasmissione e la batteria, garantendo la protezione del sistema e mantenendo le prestazioni di risparmio energetico del veicolo. Ci sono poi anche i nuovi motori biodiesel o biofuel in generale, e questo è un altro canale di sviluppo che stiamo percorrendo. E anche qui coinvolgendo il banco di prova della Formula Uno che a breve introdurrà i biocarburanti. Diciamo che l’orizzonte dei cambiamenti tecnologici impatta costantemente sulla nostra produzione. Ad esempio nel nostro stabilimento di Napoli (in Italia, oltre a Torino, PLI ha un impianto anche nel Sud Italia), dall’anno scorso produciamo anche AdBlue, per il quale il mercato esprime da tempo una domanda importante. In questo modo forniamo ai nostri clienti con flotte Euro 5 e Euro 6 un servizio completo.

Le chiediamo qual è il suo pensiero sulla transizione energetica, soprattutto nel settore del trasporto.

Il fine è chiaro e condivisibile, eppure credo che la sua messa a terra non sia stata fin qui basata sulle esigenze del mercato ma su posizioni ideologiche. Con le multe che hanno complicato e complicheranno sempre di più il quadro. Il mio pensiero è questo: sulle autovetture il periodo di transizione sarà più lungo rispetto a quanto era stato immaginato, e per almeno una decina di anni l’ibrido giocherà un ruolo fondamentale. Nel frattempo deve essere realizzata l’infrastruttura e incentivata la domanda: nel lungo termine però la maggiore efficienza dovrà essere valutata sui numeri e l’acquisto e la gestione del veicolo elettrico dovranno costare meno del termico. Se questo non succederà, vorrà dire che ci sarà stato qualcosa di sbagliato nel modello. Nell’autotrasporto invece, credo che l’elettrico puro a carica plug-in non sarà mai realmente proponibile sul lungo raggio, anche per il tema del peso delle batterie. Sul trasporto di prossimità ci potrà essere uno sviluppo, c’è stato in altri Paesi che sono passati nelle grandi città al tutto elettrico. In ogni caso, anche qui, dovrà essere più conveniente per l’autotrasportatore.

Le tensioni internazionali che stiamo vivendo stanno impattando sulla vostra azienda? 

Assolutamente sì. Per fare un esempio abbiamo iniziato a gennaio a servire il mercato americano, ma oggi con l’incertezza che avvolge tutto il tema delle tariffe doganali prospettate dall’amministrazione USA dobbiamo valutare attentamente i nostri dazi. Nel frattempo valutiamo l’impatto che i dazi avranno sull’industria automotive europea. E il fatto che, avendo gli Stati Uniti imposto blocchi tariffari anche nei confronti della Cina, quest’ultima avrà una over capacity che non potrà che essere riversata sull’Europa, creando ulteriore concorrenza per i nostri produttori. In ogni caso, il cambiamento è inevitabile e il mondo si riassesta: è solo l’incertezza ad essere fortemente corrosiva per il business, il non sapere cosa accadrà il giorno dopo. Ma siamo anche certi che un’azienda solida come la nostra, che ha messo in fila un giorno dopo l’altro a partire dal 1912, saprà gestire anche questo delicato momento di passaggio.

BIO

Nato a Piacenza nel 1967, Giuseppe Pedretti è ingegnere elettronico. Entra nel mondo del lavoro in Olivetti, sviluppando sistemi per le prime centraline delle automobili. Un MBA negli Stati Uniti, a Chicago, e poi Coca-Cola e SABMiller, viaggiando tra Italia, Colombia e Giappone. “Quando Petronas ha acquistato Selenia sono stato incaricato di organizzare il business in Asia: ho vissuto in Malesia dal 2010 al 2023, dove ho creato la rete di distribuzione, la produzione, il marketing. Due anni fa sono tornato in Italia per dare il mio contributo alla crescita del mercato EMEA”. Felice di essere rientrato? “Io molto, mia moglie meno: è appassionata di Malesia, e anche i miei figli. Sono nati tutti e due là e parlano ovviamente inglese meglio dell’italiano. Però nel nostro Paese ci sono più stimoli, più affinità culturale, più diversità. E poi c’è questo tema del cambiamento: la mobilità sta subendo una trasformazione radicale, ed è entusiasmante farne parte. I grandi sconvolgimenti regalano anche immense opportunità a tutti. E poi, da sciatore e velista, finalmente sono ritornato dove posso praticare le mie passioni sportive”. Ma come? In Malesia non c’è il mare? “Sì, ma manca il vento: in Italia invece abbiamo tutto”.

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